venerdì 8 agosto 2014

Vuoi che muoro?

Benvenuti alla prima puntata della mia nuova e fiammante rubrica che, poiché siamo ‘fescion’ e parliamo di cibo, chiameremo con un titolo citazionista molto di moda: ‘vuoi che muoro?’.
 Certo, forse il titolo è un po’ abusato, forse è addirittura banale, ma è esattamente ciò che pensano i miei ospiti quando cucino!
 Intendiamoci, non che ciò che servo a tavola non sia buono o cucinato con amore, però devo ammettere che forse proporre a quattro amici il 15 di luglio il menù che trovate subito qui sotto è qualcosa di un po’ estremo:
  LASAGNE ALLA BOLOGNESE ABBACCHIO CON LE PATATE AL FORNO TESTA DI AGNELLO TIRAMISU FATTO IN CASA
Voi non direste ‘vuoi che muoro?’.  
 Ad ogni modo, la scelta del menu è una delle cose più difficili quando si prepara una cena.

Dunque, per non ripetere gli errori del passato, impariamo un po’ di storia!
 Tranquilli, non partirò dagli antichi Egizi, ma mi limiterò ad osservare quello che è cambiato sulle nostre tavole della festa nei decenni compresi fra il 1980 e oggi. Pronti?

 GLI ANNI 80
 Erano gli anni della ‘Milano da bere’, cornice nella quale si muovevano imprenditori rampanti, arrivisti e gente ‘a la moda’. In un mondo dominato dal secondo boom economico la ricchezza percepita non si fermava esclusivamente alle nostre tasche, ma pretendeva di arrivare anche al nostro fegato e panna e maionese (ahimè) la facevano da padrone. Il menù di compleanni, cresime, matrimoni e battesimi era sempre, invariabilmente, simile a questo:
  antipasto uova ripiene (ovviamente di maionese e tonno).
  primo tris di primi farfalle al salmone / pennette alla vodka / risotto alla crema di scampi.
  secondo vitel tonnè.
  contorno insalata russa.
  dolce tiramisu.
 Quando Raf cantava ‘Cosa resterà di questi anni 80?’ probabilmente intendeva rispondere: ‘la digestione’.
   GLI ANNI 90
 Durante questo decennio si è cominciata una lenta riscoperta della cultura della pizza: spuntavano pizzerie napoletane in ogni dove.
Ma contemporaneamente si iniziavano a mutuare ingredienti e culture dalla tradizione culinaria americana: McDonald si ingigantiva, le amburgheserie sbucavano come funghi e il ketchup veniva accolto in casa nostra a braccia aperte.
 Pare che la specie vegetale Eruca vesicaria (volg. Rughetta) venga scoperta proprio in questi anni, altrimenti non si spiega perché la si trovasse ovunque, come il prezzemolo! I menù delle feste cominciavano ad alleggerirsi rimanendo però ancora in parte legati alla tradizione del decennio passato: antipasto prosciutto, melone e rucola.
  primo gnocchi alla sorrentina.
  secondo filetto al pepe verde.
  contorno insalatina di rughetta.
  dolce panna cotta.
 Non si può certo dire che sia un menù ‘light’, ma ben denunciava un ritorno alla semplicità e un’attenzione sempre crescente alle materie prime del nostro paese.  
 IL 2000
 Con il nuovo millennio arriva la voglia di sperimentare, il dolce con il salato, il croccante con il cremoso, il fresco con il ricco.
 Ed è così che nascono dei piatti Frankenstein nei quali gli accostamenti dubbi rendono il commensale sospettoso. Panna e maionese vengono declassati a prodotti da fastfood, mentre l’aceto balsamico scala le classifiche arrivando persino sulle fragole…il mio unico commento a riguardo è: non serviva! antipasto carpaccio di bresaola, grana, champignon e rughetta con aceto balsamico.
  primo risotto alle fragole e champagne, su piatto guarnito con aceto balsamico
  secondo tagliata all’aceto balsamico.
  contorno insalata di radicchio mele e gorgonzola condita con aceto balsamico.
  dolce millefoglie ai frutti di bosco… si, anche questo con l’aceto balsamico.
 Vorrei dire, con un certo orgoglio, che l’aceto balsamico non mi piace: potete quindi immaginarvi il mio disagio nei ristoranti in quel periodo.

   L’EPOCA CONTEMPORANEA
 Siamo ai giorni nostri, a metà degli anni ’10 e, mai come oggi, la cucina italiana vive di contaminazioni.
 Non solo andiamo a pescare ingredienti da paesi stranieri, ci innamoriamo anche di certe presentazioni! A questo proposito proprio l’altro giorno ho visto uno chef in televisione che stava preparando del ‘sushi di mortadella ripieno di verdure e formaggio’. No, dico davvero… anzi, perché non pensiate che vi prenda in giro, vi linko la video ricetta: http://www.youtube.com/watch?v=vQpFgXMVt2E. No, ditemi, vi sembra normale? Ad ogni modo, questi sono gli anni degli aperitivi, del finger food ma, sopra ogni altra cosa, sono gli anni degli alimenti con provenienza.
 Se una volta la nonna comprava la pasta aveva la sua marca di riferimento. Comprava sempre quella. Non gliene poteva fregar di meno di dove fosse fatta. Noi no. Noi compriamo solo pasta di Gragnano. Se la mamma ci faceva la bistecca la comprava (se eravamo fortunati) dal macellaio di fiducia. Ma di nuovo noi vogliamo solo le vacche de La Granda. Se facciamo uno snack pretendiamo che i pistacchi siano di Bronte, e se per caso ci viene voglia di una pizza? Impasto lievitato 48 ore (la farina dell’impasto è macinata a pietra, mi sembra ovvio!) con bufala e alici di Cantabria. Intendiamoci, trovo ammirevole rispettare le eccellenze regionali e internazionali, ma che palle leggere i menu!
 Per ogni piatto in lista serve un lenzuolino e, oltretutto, è necessario un traduttore! Ma su questi argomenti ci torneremo, del resto questa rubrica parla di fescionfudd pertanto non mancheranno le occasioni di curiosare in cucina per trovare i nostri vizi e le nostre virtù. E allora, torniamo al nostro pasto della festa, cosa mangeremmo oggi?
  antipasto pane cotto al forno a legna con olio ligure e sale maldon (pane e olio)
  primo pasta di Gragnano con pomodorini del Piennolo ai profumi mediterranei (pasta pomodoro e basilico)
  secondo filetto di chianina con schiacciata di patate e pistacchi di Bronte su letto di songino. (bistecca, purè e insalata)
  contorno chips di patata rustica con ketchup di pachino fatto in casa. (patatine fritte)
  dolce palline di mela cotta su letto di crema inglese aromatizzata alla cannella e crumble croccante. (mela cotta)
 Non so se avete notato che spesso e volentieri i piatti appena citati sono serviti ‘su letto di’ qualcosa. Temo che i nostri chef stiano cominciando a soffrire di horror vacui!

 LA RICETTA Per terminare il nostro appuntamento, vi lascio con una mia ricetta.
 Del resto di cucina stiamo parlando, e che appuntamento ‘culinario’ sarebbe senza una ricetta???

 E allora, con tutte le mie garanzie che farà tendenza, ecco a voi la ricetta de l’uovo di Coccodè su letto di coccio Per 1 persona:
 -       1 uovo grande
 -       Olio
 -       Sale
 -       Pepe a piacere

 Scaldate una padella con un filo di olio (o una noce di burro, se preferite).
Quando sarà ben calda versateci l’uovo stando attenti che il tuorlo non si rompa. Fate cuocere qualche minuto, fintanto che l’albume non sia diventato bianco e solido. Salate e pepate a piacere e adagiatelo delicatamente su un piatto. Ecco pronto L’UOVO DI COCCODE’ SU LETTO DI COCCIO!




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Se poi volete fare i seri, una bottiglia di Muller Thurgau è quello che serve! :) Bene ragazzi, vi aspetto il mese prossimo con un’affascinante viaggio nel mondo della cucina di moda! Zabaione della nonna per tutti!!!   La Giulia :D

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